Il coaching è un acceleratore di cambiamento. E’ un approccio che aiuta il cliente, chiamato coachee, a sprigionare tutto il suo potenziale per realizzare il progetto professionale o personale desiderato.
Come è nato il coaching?
La parola coaching è entrata a far parte del mondo aziendale e privato oramai da diversi anni. In Italia è giunta nel 2002 dagli Stati Uniti, transitando prima per l’Inghilterra, la Francia e poi la Germania.
Se seguiamo la sua evoluzione, troviamo che il significato originario del termine coach deriva da Kocs, villaggio ungherese noto nel quindicesimo secolo per la produzione delle cosiddette Kocsi szekér, ovvero delle particolari carrozze presto utilizzate in Inghilterra; ancor oggi nei paesi anglosassoni e non solo le carrozze di treni e bus sono denominati “coach”.
Ritroviamo poi il termine “coach” verso la metà del 1800 utilizzato per la prima volta dagli studenti delle università inglesi per indicare un particolare insegnante in grado di aiutarli nella preparazione degli esami e, quindi, capace di “trasportarli” verso il successo scolastico. La vera innovazione. Ma è nel mondo sportivo che la parola Coach esplode come sinonimo di allenatore.
Cos’è il coaching?
Molte sono le definizioni di coaching presenti in “letteratura” rendendo complessa la sua univocità. Abbiamo quindi estrapolato quelle che ci rappresentano maggiormente:
- una relazione di fiducia e collaborazione fra il coach e la persona che desidera realizzare obiettivi importanti e ricchi di significato sia nella sfera personale che professionale
- un processo che coinvolge il coachee, lo sfida a guardare la realtà da diverse prospettive, a tradurre in azione i suoi desideri, a puntare su obiettivi mirati, chiari e importanti sia per se stesso che per il team o l’organizzazione in cui si trova.
- un metodo che attiva le risorse del coachee inespresse portandole a un livello tale da poter affrontare i problemi con un approccio costruttivo e cercare le soluzioni più funzionali per i risultati desiderati.
Su cosa di basa il coaching?
Tre aspetti sono a nostro avviso fondamentali affinché il processo di coaching sia veramente di valore per chi intraprende questo percorso: la responsabilità per i propri successi, l’impegno per ottenerli, la consapevolezza delle proprie risorse, ostacoli e potere personale.
Chi è il coach?
Un professionista che ha trasformato una sua naturale inclinazione verso l’ambito delle relazioni umane, in una professione attraverso un percorso formativo rigoroso che prevede un lavoro su di sé e una pratica continua degli strumenti di coaching, con la supervisione di Coach professionisti.
Come Coach, siamo certificati presso l’International Coach Federation (I.C.F), la più grande comunità di coach a livello mondiale. Aderiamo quindi ad un codice etico e a valori che guidano il nostro operato e garantiscono professionalità al cliente
Cosa fa il coach?
Supporta il coachee nel comprendere dove si trova il quel momento e dove vuole arrivare; lo aiuta a trasformare il desiderio in un obiettivo professionale o personale e a trovare le proprie strategie, risorse e talenti per realizzarlo.
Lo accompagna per un tratto di strada, ma non si pone come guida, ossia come colui che conosce la via principale e la indica, ma come un compagno di viaggio, un alleato il cui compito è fornire stimoli per attivare la creatività, individuare opzioni, scegliere quella più realistica, appassionante e sostenibile e mettere in pratica il piano d’azione che porterà il coachee ad ottenere l’obiettivo desiderato.
Quali sono gli strumenti del coach?
- L’accoglienza relazionale
- La comunicazione facilitante
- L’empatia
- L’ascolto attivo
- Il feedback
- Il contratto relazionale
- Il non giudizio
- Le domande di consapevolezza
Il nostro lavoro di coaching
Si svolge principalmente in due ambiti lavorativi: in azienda con percorsi di Executive, Corporate coaching e l’ambito dei professionisti con percorsi di Business e Personal coaching
Perché il coaching in azienda?
Perché il mondo organizzativo si confronta quotidianamente con l’incertezza, la volatilità dei prodotti, la velocità dei cambiamenti, e perché le strategie organizzative non possono più prescindere dal riconoscimento e la valorizzazione di chi, giorno dopo giorno, contribuisce con la propria professionalità e umanità a cavalcare le sfide quotidiane
Si avverte quindi l’esigenza di consolidare risorse, sviluppare il potenziale umano, migliorare abilità e competenze per raggiungere livelli più ottimali di performance[1]
Il coaching, in questo scenario di transizione, si sta rivelando uno strumento valido che favorisce l’incontro fra il desiderio di crescita personale e professionale del singolo lavoratore e l’esigenza aziendale di produttività.
[1] Utilizziamo l’accezione che considera la performance una specie di prestazione a carattere comunicativo che avviene sia nella vita privata che in quella lavorativa
Perché il coaching per i professionisti?
Per costruire la propria “bussola interna” fatta di abilità competenze, risorse e talenti che possa da un lato orientare il professionista nei periodi di transizione e dall’altro costituire quella basa sicura per poter affrontare ostacoli, sfide e cambiamenti
La nostra “visione” del coaching si basa:
- sull’integrazione dell’aspetto esistenziale delle persona con le esigenze di performance
- sul metodo integrato dei livelli esistenziali: livello cognitivo, emotivo, corporeo, immaginativo
- sulla valorizzazione dell’umanità del professionista
- sulla capacità della persona di diventare la migliore versione di se stessa
Un libro per conoscere: John Whitmore, Coaching, Ed Unicomunicazione, Milano 2018
Carol Harbour
Giugno 14, 2021 at 12:34 am
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