Alle porte di un nuovo anno la parola cambiare fa da padrona nella lunga lista dei buoni propositi e in questo particolare momento che stiamo vivendo, diventa ancora più gettonata.  La principale domanda delle  persone che richiedono percorsi di career counseling riguarda, nella maggior parte dei casi, la parola CAMBIAMENTO e raramente  la parola RIPROGETTARSI.

 

Seppur simili concettualmente sono parole che rivelano delle sostanziali differenze.

Il CAMBIAMENTO avviene, accade, succede ed è un fatto.

 << La mia azienda ha cambiato tutta la struttura organizzativa>>, è un fatto. <> è un fatto.

<< sono profondamento demotivato e il mio rapporto con il lavoro è cambiato..>>, è un fatto

RIPROGETTARSI, al contrario, è un processo che richiede tempo, pazienza, coraggio di fare una sosta per guardarsi dall’alto, responsabilità, un pizzico di creatività, impegno.

Il progetto professionale è destinato da un lato a modificarsi e perfezionarsi, ma anche ad essere nuovamente riformulato, riadattato a seguito di situazioni che richiedono una ripresa, un percorso esperienziale che permetta di recuperare risorse interiori, risvegliare opportunità, riattivare energie positive, ritrovare un nuovo senso a ciò che si fa.

Le tappe per riprogettarsi hanno una determinata sequenza, ma il modo di affrontarle è squisitamente unico e personale.

Ne elenchiamo le più importanti:

  • Conoscere il proprio punto di partenza.

Quale progetto è possibile se non si conosce la realtà in cui ci si muove? In questa prima tappa è necessaria una onesta conoscenza di sé per

  • accettare  i propri limiti ed errori senza metterli in conto ad altri
  • Accettare la propria storia e il proprio passato; gli insuccessi, i condizionamenti per considerare le esperienze del passato come fonte di informazione su ciò che possiamo e non possiamo fare
  • Superare la paura del giudizio degli altri, la paura di non essere accettati e compresi nel desiderio di riformulare il proprio progetto professionale
  • Rileggere la propria autobiografia, considerando le tappe formative e professionali, sia quelle che hanno contribuito alla crescita, sia quelle considerate delle battute d’arresto.

Entrambe possono rivelare talenti e risorse sopite e dare quel valore aggiunto al vissuto e alle esperienze acquisite in termini di consapevolezza e proattività.

  • Saper programmare e programmarsi.

Riprogettarsi richiede due abilità. Da un lato trasformare le aspirazioni in programmi concreti, calcolando le forze, i rischi e la sostenibilità. Se voglio mettermi in proprio, come inciderà questa scelta nella mia sfera personale e familiare? Dall’altro articolare il progetto fissando obiettivi a breve, media, lunga scadenza.

  • Creare un personale quadro di valori.

Acquisire consapevolezza dei propri valori più importanti, aiuta a valutare di volta in volta le scelte da compiere e le decisioni da prendere

  • Saper agire.

Solo dopo aver raggiunto le precedenti tappe, è possibile individuare il campo concreto in cui voler agire, conseguire le proprie scelte e decidere al momento opportuno senza tentennamenti o rimpianti ed impegnarsi con costanza e determinazione nell’attuare il nuovo o rivisitato progetto.

Facciamo nostro il celebre aforisma di Seneca che recita cosi:

<< Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare>>

Volete fare il primo passo per avere una “foto” di dove siete?

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Per cominciare: Laura Campanello, Ricominciare, Mondadori, Milano 2020

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